Contenuti per adulti
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Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
Chiedo all’avventore che cosa desideri per il pranzo.
- Quando vengo a mangiare in questo posto, prendo sempre il Family Happiness.
- Benissimo, gli dico, prendendo l’ordinazione.
Mi interrompe raccontandomi che il pollo al vapore con i gamberi, i funghi, il bamboo e le verdure è da tempo immemore il suo preferito. Che lo affascina anche la presentazione: il fatto che venga servito in un contenitore di terracotta con un piano di appoggio superiore per il pollo ed uno inferiore, cavo, contenente una candela per riscaldare la pietanza.
Già, provo ad inserirmi.
Questo piatto, argomenta, sopravvive nel menù da decenni. Sono cambiate le gestioni del ristorante, ma alcune proposte sono rimaste negli ordini, incastonate nel tempo, come le relazioni più profonde.
- E poi, cosa ordiniamo?
- E poi aspetto che arrivi.
- Chi, mi scusi?
- Come chi? Chi mi ha fatto innamorare.
Provo a chiedergli se posso anticipare qualche comanda, se nell’attesa posso portare qualche antipasto.
- Dell’acqua e del vino bianco, fermo.
- Vogliamo estendere il family happiness?
- No, non prenderebbe mai questo piatto, perché lo troverebbe stucchevole a partire dal nome e non si sentirebbe di ordinarlo.
- Allora, aspettiamo che arrivi.
Fuori piove, e dalla vetrata del ristorante si vedono le persone accelerare il passo, coprirsi alla bene e meglio con ombrelli, impermeabili e qualche busta di plastica.
La pioggia aumenta di intensità e un balenio squarcia il cielo nuvoloso.
Sono tornato al tavolo dopo circa dieci minuti.
La pioggia ha coperto tutti i pensieri, tranne gli arrivi.
- Eccoci, ora ci siamo tutti.
- Vorrei dei ravioli al vapore di carne, del riso alla cantonese e un noodle di pesce.
- Perfetto.
Appena arrivato, l’ultimo commensale comincia a scrollare sul cellulare e a rispondere a messaggi, mentre chi lo ha preceduto rotea l’indice tra i capelli folti e grigi e disegna mulinelli.
Inspira ed espira.
Pensa, ancora una volta, a come sarà la propria vecchiaia.
Che di solo amore e affetto non si vive: bisogna accordarsi sugli interessi, sui desideri e, semplicemente, sul riempimento di spazio e di tempo.
Li osservo per un po’, così apparentemente differenti ma avvolti nella stessa magia.
Prendersi la mano sotto il tavolo, cercarsi lo sguardo per colmare irrequietezza e titubanza.
I loro occhi si fanno liquidi.
Si sono accorti che li fisso e sostengono il mio sguardo.
Sono abituati a sostenere, soprattutto le distanze.
Ad essere esclusi dalle geometrie prevalenti, lontani da quei numeri che, il più delle volte, non li comprendono.
Come quando si sono sposati.
Come quando si sono spiegati al lavoro.
Come quando si sono curati.
Come quando hanno accettato di non avere figli.
Come quando hanno compreso che il loro nucleo affettivo sarebbe stato più circoscritto e vulnerabile.
Come quando si sono sentiti apostrofare con pregiudizio, disegnare con un ghigno, delimitare con vergogna e innaturale pudore.
Come quando, Mario e Davide, si sono baciati e abbracciati in piazza, perché non potevano farne a meno.
Non li conosco, ma si rivelano molto bene.